giovedì 2 luglio 2009

A NOI LA SCELTA


Pensavamo di aver toccato il fondo quando fu approvata la legge Bossi-Fini. Oggi possiamo affermare senza ombra di dubbio che, in termini di discriminazione, quella legge è stata superata dalla nuova legge sulla sicurezza approvata definitivamente dal Senato di questa repubblica.
Una repubblica la cui carta costituzionale è stata calpestata per l’ennesima volta, ferita profondamente nei suoi principi fondamentali.
Non è un caso che coloro che feriscono la Costituzione lo fanno sempre calpestando i diritti dell’essere umano.
Risulta, più evidente che mai, che ormai è in gioco la concezione dell’essere umano. Una concezione su cui tutte le parti, che apparentemente si contrappongono sulla scena politica, non si pronunciano in modo chiaro e sufficiente. Eppure sarebbe necessario farlo, perché la concezione che si ha dell’essere umano è fondamentale per comprendere qual è il significato più profondo che si sta dando al diritto in generale e ai diritti umani in particolare.

Il fatto che oggi, nel ventunesimo secolo, si possa ancora promulgare una legge che attacca in modo così diretto la libertà e i diritti degli esseri umani, dipende da una condizione, non solo italiana, ben precisa: i diritti umani non hanno l’universalità che molti di noi desiderano. Questa mancata universalità dipende, a sua volta, dal fatto che tali diritti non sono ancora nelle mani di un potere universale dell’essere umano, ma nelle mani del potere detenuto solo da una parte dell’insieme.
È ovvio, quindi, che a tutt’oggi non possiamo ancora parlare di diritti, ma di aspirazioni e, se è così, i diritti umani non appartengono al passato, ma al futuro.
Proprio perché fanno parte del futuro, i diritti umani alimentano una lotta che si ravviva ad ogni nuova violazione. Così è stato per i nostri padri e i padri dei nostri padri, così è anche oggi per noi.
Si tratta di riconoscere in noi, oggi, ciò che tante volte è stato riconosciuto nella storia umana e cioè che la lotta a favore diritti umani ha senso perché mette in discussione i poteri attuali, che non sono onnipotenti e non possono controllare il futuro.

Si tratta di non chiudere gli occhi di fronte alla realtà: se oggi in Italia si promulgano leggi discriminatorie e violente non dipende solo dal fatto che abbiamo il peggior governo da quando è stato sconfitto il fascismo, ma soprattutto dal fatto che esistono delle fonti che giustificano l’esistenza di certe leggi, che sono sempre le stesse e sono la morale, il costume, la religione o il consenso sociale del momento. Se oggi in Italia, come anche in altri paesi, si nega il diritto alla vita piena e alla libertà, mettendo al di sopra dell’essere umano altri valori, vuol dire che qualcosa è in divergenza col destino comune, vuol dire che c’è qualcosa nella cultura di questo paese che deve essere chiaramente ripudiato. E purtroppo anche in questo le forze politiche progressiste sono state alquanto deficitarie negli ultimi anni.

A noi la scelta: se continuare a trastullarci nell’inseguire le vicissitudini dei leader del momento, senza che nulla cambi veramente, oppure se accettare che il lottare per la piena affermazione dei diritti umani conduce, necessariamente, alla messa in discussione dei poteri attuali.
Accettare cioè, finalmente, che la lotta a favore dei diritti umani implica che l’azione si orienti verso la sostituzione dei poteri attuali da parte dei poteri di una nuova società umana.

Roma, 3 luglio 2009

Carlo Olivieri
umanista
http://progetto-politico-umanista.blogspot.com/