lunedì 28 febbraio 2011

VISI PALLIDI


24 febbraio 2010

Un intero popolo si sta ribellando in nome della democrazia, con un costo, in termini di vite umane, altissimo. Eppure ciò che sta succedendo in Libia sta suscitando nella classe politica al potere in Italia solo apprensione, preoccupazione, allarme per un’ipotetica fuga dalla Libia di migliaia di migranti, che chiederebbero un asilo al nostro paese.
In Italia sembra proprio che l’enfasi del dibattito sia centrata sui problemi che potrebbe provocare quella che viene definita “un’invasione dalle dimensioni bibliche”, con effetti indubbiamente ansiogeni. Il tutto basato su quell’egoismo di fondo che alimenta le scelte discriminatorie di tutte le forze politiche che hanno governato negli ultimi 20 anni e che sono arrivate ad assumere i caratteri di un vero e proprio razzismo con l’attuale governo retto dal Pdl e dalla Lega Nord.

Non si è fatto minimamente cenno, invece, alla grande opportunità che stanno creando questi movimenti democratici che hanno attraversato tutta l’Africa settentrionale e che stanno cacciando uno ad uno tutti i vecchi despoti che sulla pelle dei rispettivi popoli hanno costruito immense fortune.
Una grande opportunità di superamento del vecchio ad opera del nuovo.

E l’Italia, invece di fare la figura di un popolo di “visi pallidi” impauriti dall’invasione dei “neri”, dovrebbe essere felice di essere uno dei paesi che si affaccia sul quel mar Mediterraneo la cui costa meridionale sta dando una grande lezione di democrazia a tutto il mondo, soprattutto a quel cosiddetto “primo mondo” che solo fino all’altro ieri ha contribuito a mantenere, per i propri interessi economici e finanziari, proprio quelle dittature che ora stanno saltando una dopo l’altra.

Altro che paura. Altro che invasione. Un paese come l’Italia, al centro di quel mare, dovrebbe essere il primo ad attivarsi per accogliere, anziché respingere, tutti coloro che chiedono asilo. Non solo per gli ovvi aspetti umanitari, ma perché una vero paese democratico dovrebbe dare il segno che chi lotta per l’avvento della democrazia nel proprio paese non è solo, ma può contare su altri compagni di lotta pronti a dare il proprio contributo alla loro liberazione.
La democrazia, evidentemente, non è mai qualcosa di definitivamente acquisito, ma è qualcosa che va costruito ogni giorno.

Anche l’Italia ha avuto la sua lotta di liberazione e, molto probabilmente, questa lotta ancora non è finita. Ora ci sono altri popoli che sull’altra sponda dello stesso mare stanno lottando per la loro liberazione. Può un popolo veramente democratico preoccuparsi soltanto di non essere invaso?
Anche per questo la voce di chi ci governa non è la nostra voce. Solidarietà e atti concreti di sostegno alla lotta: di questo hanno bisogno in Libia, in Tunisia, in Egitto e negli altri paesi in rivolta. O si è in grado di fare questo, oppure anche la nostra democrazia è solo una farsa e ha bisogno di essere liberata.


Carlo Olivieri

venerdì 18 febbraio 2011

LA GUERRA, NEL FRATTEMPO


18 febbraio 2011

Mentre il popolo italiano continua ad essere distratto dalle vicende giudiziarie del capo di governo più inutile che la nostra storia ricordi, il Senato ha approvato, in un silenzio mediatico vergognoso, il rifinanziamento della missione militare in Afghanistan.
Insomma, mentre tutta l’opinione pubblicata – non pubblica – ci sta ammorbando su tutte le ipotesi possibili e immaginabili su quanto tempo durerà ancora questo governo, come se solo da questo dipendesse il futuro del nostro paese, lo stesso governo decreta d’urgenza la proroga di una missione militare che ormai dura da nove anni e che, siccome è sostanzialmente una missione di “guerra”, non ha raggiunto nemmeno uno degli obiettivi di pace formalmente dichiarati.
Ancora una volta, purtroppo, l’opposizione non si è opposta, anzi, con la sola eccezione dell’Italia dei Valori, ha votato compatta a favore di questo ennesimo rifinanziamento.
Ancora una volta la menzogna ha preso il sopravvento: partiti politici come il Partito Democratico e l’Unione di Centro, che non perdono occasione per attaccare a parole l’attuale governo in nome della Costituzione, quando si tratta di far rispettare nei fatti la Costituzione si tirano indietro e votano per l’ennesima volta a favore della guerra, nonostante l’articolo 11 della stessa Carta.

Questa falsa opposizione accusa il governo di non occuparsi dei reali problemi del nostro paese. Da che pulpito viene questa predica se, nonostante la continua emorragia di posti di lavoro e i vergognosi tagli alla spesa pubblica, la stessa cosiddetta opposizione vota un rifinanziamento che costerà a tutti i cittadini 410 milioni di euro in soli 6 mesi? Mentre migliaia di giovani non riescono a trovare un lavoro degno di questo nome, lo Stato deve mantenere un contingente militare di 4.350 soldati. Mentre continuano a diminuire i fondi per l’istruzione e per la ricerca, lo Stato spende decine e decine di milioni di euro per armi di svariato genere, blindati, carri armati, caccia-bombardieri e elicotteri da combattimento.

Ancora non è stata fatta piena chiarezza sulla necessità di superare la violenza come metodo di risoluzione dei conflitti. Mancano fatti concreti. In questo momento di non sufficiente chiarezza è necessario che chi dichiara di ripudiare la violenza, rifiuti qualsiasi fazione che ha le mani insanguinate, che proclami ideali più alti della vita stessa e che si muova in nome di una causa che genera sofferenza.


Carlo Olivieri
movimento umanista