sabato 21 novembre 2009

UN MILIONE DI DOLLARI PER UCCIDERE DUE VOLTE


Il New York Times ha affermato che inviare un soldato statunitense in Afghanistan costa in media più di un milione di dollari all'anno. Se i soldati americani già presenti in Afghanistan sono circa 68mila, risulta abbastanza facile capire quanto spende lo stato americano ogni anno per una missione che si sta rivelando, oltre che dannosa e violenta, sempre più inutile.
Infatti sono attualmente in corso due operazioni: Enduring Freedom, ‘libertà duratura’, che conta 35mila uomini, in maggioranza americani, e l’Isaf, su mandato delle Nazioni Unite, forte di circa 68mila uomini, per metà americani. Sono 42 i paesi che hanno inviato soldati in Afghanistan, per un totale di circa 100mila unità, a cui si aggiungono 90mila militari afghani e 80mila agenti afghani.
Insomma 270mila militari che non riescono a controllare 20mila combattenti taleban.
Inoltre, se il presidente americano dovesse decidere per l’invio di altri 40mila soldati, così come ha chiesto il generale Stanley McChrystal, comandante militare in Afghanistan, il bilancio militare degli Stati Uniti schizzerebbe a 734 miliardi di dollari.

Qualche giorno fa si è concluso un vertice della FAO che non è arrivato ad alcuna conclusione concreta. Senza obiettivi da raggiungere e senza scadenze da rispettare. I leader del G8 non si sono nemmeno degnati di venire a Roma. Non solo non è stato preso alcun impegno concreto, ma è stato rimosso anche il riferimento temporale del 2025 per l'eliminazione totale della fame nel mondo e non è stata presa in considerazione la necessità di stanziare 44 miliardi di dollari all'anno per il sostegno all'agricoltura, come richiesto dal direttore generale della Fao Diouf.
Nel mondo ci sono ormai un miliardo di persone che vivono in condizioni di sottoalimentazione e ogni sei secondi muore un bambino, cioè 10 bambini al minuto, 60 bambini all’ora, 1440 al giorno, più di mezzo milione di bambini muore per fame in un anno.

Eppure oggi solo gli Stati Uniti si permettono di spendere un milione di dollari per mandare un solo soldato a fare una guerra inutile, come sono inutili, d’altronde, tutte le guerre.
Un milione di dollari all’anno: solo gli Stati Uniti, solo per un soldato e solo per un conflitto. Quanti miliardi di dollari vengono spesi all’anno, quindi, se contiamo tutti i soldati di tutti i paesi più ricchi impegnati in tutti i luoghi del mondo dove sono presenti truppe straniere? Un’enormità!

La sintesi è che spendendo tutte queste risorse in questo modo si uccide due volte: da una parte vengono uccisi civili e militari senza risolvere nulla; dall’altra vengono uccisi milioni di persone perché non hanno nulla da mangiare.
E’ evidente che tutto questo non è un caso. La direzione delle intenzionalità della maggior parte di coloro che oggi detengono il potere economico e politico è una direzione criminale.
Gandhi diceva: “Chi lavora per noi, senza di noi, lavora contro di noi”.
Il tempo di chiedere sta per scadere. Si avvicina il momento in cui bisognerà entrare nei palazzi del potere e cacciare via chi sta lavorando per noi senza di noi.

Roma, 21 novembre 2009

Carlo Olivieri
umanista

venerdì 18 settembre 2009

MILITARI ITALIANI UCCISI IN AFGHANISTAN: LE ENNESIME VITTIME DEL SILENZIO DELLA COSCIENZA


Oggi, dopo la morte di altri sei soldati italiani in Afghanistan, c’è chi si domanda: “a che serve avere truppe italiane in quel paese?” È incredibile. Per alcuni, tra cui molti politici, c’è bisogno della morte inutile procurata dalla guerra per cominciare a fare e a farsi questo tipo di domande.
Non sono bastati secoli e secoli di storia. Non sono bastate le migliaia di vittime innocenti che hanno perso la vita sotto i bombardamenti di chi occupa i territori di altri popoli dichiarando di voler “esportare la democrazia”. Non sono bastati i bambini uccisi o mutilati mentre osavano giocare all’aperto. Non sono bastate le donne torturate, violentate o a cui, più semplicemente, è rimasta solo una medaglia al valore.
Non basteranno nemmeno queste ultime sei vittime italiane. Dopo le domande e le condoglianze di rito, la voce della coscienza sarà di nuovo zittita e la vergogna della guerra potrà continuare come se nulla fosse successo.

È ora di dire basta. La storia dell’essere umano non può continuare a macchiarsi di questo eterno delitto che si chiama guerra. La guerra è una vergogna. La guerra va eliminata definitivamente come possibilità di risoluzione dei conflitti.
Ma la parola “basta” dobbiamo dirla noi, deve dirla ognuno di noi. I governi non sono in grado di dirla. Ormai lo abbiamo capito. Tutti i governi che ancora includono, tra le possibilità di risolvere i conflitti, quella dell’uso delle armi, devono cadere. Uno ad uno. Uno dopo l’altro.
Facciamo sentire forte la nostra voce, la voce della nostra coscienza.
La “Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza” è una di quelle occasioni in cui far sentire la nostra voce, sapendo che la nostra voce sarà anche quella di tutti coloro che in tanti, troppi luoghi del mondo, sono costretti a vivere nel terrore che oggi potrebbe essere il loro ultimo giorno.
Marciare e manifestare per la Pace e la Nonviolenza sarà l’unico modo veramente degno di salutare coloro che oggi hanno perso la vita a causa di quella che ancora qualcuno continua a chiamare “missione di pace” e che, invece, non è altro che ancora una volta quella vergogna chiamata “guerra”.

Roma, 17 settembre 2009

Carlo Olivieri
umanista

martedì 15 settembre 2009

STANNO UMILIANDO LA SCUOLA


Da quando si è insediato, questo governo, tra le innumerevoli nefandezze di cui si è reso protagonista, ha preso di mira alcuni settori vitali della nostra società, come la scuola.
Questo governo sta umiliando la scuola. Mediante provvedimenti e decreti firmati da un ministro-burattino che porta il nome di Maria Stella Gelmini, sta rendendo veramente impossibile la vita di tutti coloro che vivono nella e per la scuola ogni giorno, dagli studenti agli insegnanti, dagli amministrativi ai tecnici e agli ausiliari.
Alle sacrosante proteste dovute al taglio di 57mila posti di lavoro solo per quest’anno, la più incompetente ministra della pubblica istruzione che l’Italia abbia mai avuto sa rispondere soltanto minacciando gli insegnanti che farebbero politica nella scuola.
Come se non bastasse, in piena sintonia con il clima discriminatorio che domina in questo governo, sempre la Gelmini annuncia un provvedimento secondo il quale, a partire dall’anno prossimo, ci sarà un tetto massimo del 30% alle presenze di studenti stranieri nelle classi.
Risulta evidente la totale incapacità di un governo che, invece di aumentare il numero degli insegnanti e di attivare corsi di italiano per gli studenti stranieri, preferisce rispondere con una logica assolutamente riduttiva, tipica di menti poco allenate come quelle della maggioranza dei politici leghisti.
La stupidità regna ormai sovrana in questo governo e quando regna la stupidità il risultato non può che essere l’umiliazione di milioni di cittadini attraverso la violenza economica e discriminatoria.
C’è bisogno di uno scatto di dignità. Si faccia politica nella scuola e nell’università, ancora più di prima. Si allarghi la protesta. Salga ancora di più la voce del dissenso.
Perché, se ancora non fosse chiaro, stanno umiliando uno dei pilastri fondamentali dell’esistenza di un popolo: la sua istruzione.

Roma, 15 settembre 2009

Carlo Olivieri
umanista

giovedì 2 luglio 2009

A NOI LA SCELTA


Pensavamo di aver toccato il fondo quando fu approvata la legge Bossi-Fini. Oggi possiamo affermare senza ombra di dubbio che, in termini di discriminazione, quella legge è stata superata dalla nuova legge sulla sicurezza approvata definitivamente dal Senato di questa repubblica.
Una repubblica la cui carta costituzionale è stata calpestata per l’ennesima volta, ferita profondamente nei suoi principi fondamentali.
Non è un caso che coloro che feriscono la Costituzione lo fanno sempre calpestando i diritti dell’essere umano.
Risulta, più evidente che mai, che ormai è in gioco la concezione dell’essere umano. Una concezione su cui tutte le parti, che apparentemente si contrappongono sulla scena politica, non si pronunciano in modo chiaro e sufficiente. Eppure sarebbe necessario farlo, perché la concezione che si ha dell’essere umano è fondamentale per comprendere qual è il significato più profondo che si sta dando al diritto in generale e ai diritti umani in particolare.

Il fatto che oggi, nel ventunesimo secolo, si possa ancora promulgare una legge che attacca in modo così diretto la libertà e i diritti degli esseri umani, dipende da una condizione, non solo italiana, ben precisa: i diritti umani non hanno l’universalità che molti di noi desiderano. Questa mancata universalità dipende, a sua volta, dal fatto che tali diritti non sono ancora nelle mani di un potere universale dell’essere umano, ma nelle mani del potere detenuto solo da una parte dell’insieme.
È ovvio, quindi, che a tutt’oggi non possiamo ancora parlare di diritti, ma di aspirazioni e, se è così, i diritti umani non appartengono al passato, ma al futuro.
Proprio perché fanno parte del futuro, i diritti umani alimentano una lotta che si ravviva ad ogni nuova violazione. Così è stato per i nostri padri e i padri dei nostri padri, così è anche oggi per noi.
Si tratta di riconoscere in noi, oggi, ciò che tante volte è stato riconosciuto nella storia umana e cioè che la lotta a favore diritti umani ha senso perché mette in discussione i poteri attuali, che non sono onnipotenti e non possono controllare il futuro.

Si tratta di non chiudere gli occhi di fronte alla realtà: se oggi in Italia si promulgano leggi discriminatorie e violente non dipende solo dal fatto che abbiamo il peggior governo da quando è stato sconfitto il fascismo, ma soprattutto dal fatto che esistono delle fonti che giustificano l’esistenza di certe leggi, che sono sempre le stesse e sono la morale, il costume, la religione o il consenso sociale del momento. Se oggi in Italia, come anche in altri paesi, si nega il diritto alla vita piena e alla libertà, mettendo al di sopra dell’essere umano altri valori, vuol dire che qualcosa è in divergenza col destino comune, vuol dire che c’è qualcosa nella cultura di questo paese che deve essere chiaramente ripudiato. E purtroppo anche in questo le forze politiche progressiste sono state alquanto deficitarie negli ultimi anni.

A noi la scelta: se continuare a trastullarci nell’inseguire le vicissitudini dei leader del momento, senza che nulla cambi veramente, oppure se accettare che il lottare per la piena affermazione dei diritti umani conduce, necessariamente, alla messa in discussione dei poteri attuali.
Accettare cioè, finalmente, che la lotta a favore dei diritti umani implica che l’azione si orienti verso la sostituzione dei poteri attuali da parte dei poteri di una nuova società umana.

Roma, 3 luglio 2009

Carlo Olivieri
umanista
http://progetto-politico-umanista.blogspot.com/

giovedì 5 febbraio 2009

SECONDA DICHIARAZIONE DI DISOBBEDIENZA

Dopo l’approvazione del decreto di legge al Senato, ed in particolare dell’emendamento della Lega Nord che cancella la norma per cui il medico non deve denunciare lo straniero che si rivolge a strutture sanitarie pubbliche, oggi, in qualità di medico, ribadisco la mia “Dichiarazione di Disobbedienza”, già rilasciata in data 13 novembre 2008 e aggiornata in questa:

SECONDA DICHIARAZIONE DI DISOBBEDIENZA

La discriminazione ormai è all’ordine del giorno e nulla sembra più fermare questi barbari col fazzoletto verde. La Costituzione, che sancisce l’uguaglianza di tutti i cittadini, e la Dichiarazione dei diritti dell’Uomo, che celebra l’uguaglianza di tutti gli esseri umani, sono documenti senza alcun significato per questi razzisti colmi d’odio e di paura, che ogni giorno siedono con le loro grasse natiche e le loro pance piene sui seggi del Parlamento italiano.

Ormai è diventato totalmente inutile anche lo stesso spiegare l’assurdità di proposte sempre più offensive per il genere umano e sempre più adatte ad un vero e proprio regime dittatoriale.
Ormai è giunto il momento della nonviolenza attiva; ormai è arrivato il momento della disobbedienza civile.

Io, in qualità di medico, disobbedirò, se verrà approvato anche alla Camera dei Deputati, al provvedimento che dovrebbe spingermi a segnalare i migranti irregolari che avranno eventualmente bisogno delle mie cure.
In qualità di medico rivendico la mia fedeltà al giuramento di Ippocrate che, tra l’altro, recita:

Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro:
- di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento;
- di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze;
- di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità condizione sociale e ideologia politica;
- di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell'esercizio della mia professione o in ragione del mio stato.

Infine, essendo, oltre che medico, umanista, m’impegno a lottare con tutti i mezzi nonviolenti a mia disposizione affinché venga cancellato questo vergognoso “pacchetto sicurezza” e tutti gli emendamenti dall’inconfondibile sapore razzista ad esso collegati, nonché tutte le leggi razziste a partire dalla legge Bossi-Fini.

Roma, 5 gennaio 2009


Carlo Olivieri
medico umanista

martedì 27 gennaio 2009

GIORNATA DELLA MEMORIA, GIORNATA PER IL FUTURO


Non ne posso avere una memoria diretta, ma solo una memoria storica.
Come ogni essere umano, però, sono un essere storico e sociale.
In quanto essere umano, nella mia memoria ci sono eventi che non ho vissuto direttamente,
ma mi sono stati trasmessi dai miei padri e dai padri dei miei padri.
Le loro sofferenze sono anche le mie sofferenze,
come le loro gioie sono anche le mie gioie.
Oggi mi ritrovo un patrimonio che mi permette di riconoscere, prima che avvengano,
possibili errori ed orrori già vissuti dall’umanità che mi ha preceduto.
La memoria di quegli errori e di quegli orrori mi trasmette l’immagine di un muro.
Un muro che ancora una volta si sta alzando tra le migliori aspirazioni umane e la realtà.
Un muro che ha come base i “valori della razza” e istinti primitivi e zoologici.
Su questa base si ergono, con evidente sincronia cromatica, etnocentrismo e razzismo.
La sincronia continua, perché subito sopra si appoggiano odio, xenofobia e violenza.
Lo riconosco. È lo stesso muro dietro il quale si consumò l’olocausto.
Nonostante abbia colori diversi e sia reso più accettabile da un velo di democrazia formale,
lo riconosco. È lo stesso muro. Non ho alcun dubbio. La memoria non m’inganna.
La memoria mi dice che non c’è tempo da perdere.
Quell’orrore non venne dalla sera alla mattina. Quel muro non fu costruito in un giorno.
In molti videro quel muro che si alzava lentamente, giorno dopo giorno.
In molti pensarono che in fondo era solo un muro e che prima o poi qualcuno lo avrebbe abbattuto.
Non fu così. I miei padri e i padri dei miei padri arrivarono a capire troppo tardi.
E fu violenza. Tanta violenza. Quando si arriva troppo tardi non resta che la violenza.
E fu la liberazione. Ma la violenza non uccide mai se stessa.
Fu liberazione, ma non dalla violenza del potere e della sopraffazione.
Lo dimostra il muro che ancora una volta si sta ergendo tra le migliori aspirazioni e la realtà.
La memoria è fatta per il futuro, altrimenti non serve a un bel niente.
La memoria ci dice che, prima che la violenza prenda il sopravvento, bisogna abbattere quel muro.
Non bisogna fare lo stesso sbaglio dei nostri padri.
Stavolta è la nonviolenza che deve entrare in scena.
Quel muro deve essere abbattuto prima che sia troppo tardi.
Prima che si renda necessaria altra violenza.
Affinché la storia non si ripeta, bisogna anticiparla.
E non c’è altro modo per anticipare la ripetizione della storia se non con la nonviolenza.
Non lasciamo che coloro che godono di questa falsa democrazia fermino la storia
e ci trascinino di nuovo verso una inevitabile violenza.
La memoria è di tutti. Il futuro è di tutti. Non lasciamolo di nuovo nelle loro mani.
Stavolta saremo più veloci. Stavolta saremo noi la storia.

Roma, 27 gennaio 2009 – Giornata della Memoria

Carlo Olivieri
umanista

STUPRO E RAZZISMO: DOPPIA VIOLENZA


La confusione regna sovrana e in questa situazione i cretini, la cui madre è sempre incinta, si esprimono in tutto il loro splendore. L’altra sera un gruppo di giovani, aizzati da Forza Nuova, hanno seminato il terrore nelle vie di Guidonia, cittadina alle porte di Roma. Sulla scia della violenza sessuale subita, nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, da una ragazza di 21 anni, si è scatenata la furia razzista, in quanto si presume che i colpevoli dello stupro siano cinque persone di nazionalità rumena. Sembra proprio che i fascisti di Forza Nuova non stessero aspettando altro. Sfruttando l’ennesimo episodio di violenza ai danni di una donna, questi individui hanno subito organizzato una fiaccolata nelle vie di Guidonia, in cui è totalmente scomparsa la violenza sessuale perpetrata da alcuni uomini nei confronti di una donna, ed è emerso evidente il vero motivo di tale manifestazione: punire tutti gli stranieri.
Bar devastati, caccia allo straniero nelle vie della città, migranti picchiati selvaggiamente, insomma spedizioni punitive in perfetto stile nazista, colorate da grida insensate tipo “Dovete morire tutti, tornatevene al vostro paese, stranieri di merda, qui non ci potete più stare”. Non dovevano essere del tutto decerebrati però, visto che hanno anche colto l’occasione per minacciare qualche migrante con frasi tipo “dacci il tuo telefonino e sparisci dalla circolazione”.

Ma questa non è che la punta di un iceberg. Sugli ultimi episodi di violenza nei confronti delle donne molti mezzi d’informazione e molti politici hanno dimostrato di essere figli della stessa madre dei cretini di cui sopra.
Ancora una volta la vera violenza che andava comunicata dai mass-media, cioè quella sessuale subita dalle donne, veniva messa in secondo piano, per far posto all’ennesimo attacco ai migranti che si trovano nel nostro paese. I colpevoli degli stupri non sono più uomini che, ubriachi o meno, si avventano su una donna per violentarla, ma diventano i soliti stranieri dell’est che vengono qui solo per ubriacarsi e delinquere.

Queste donne subiscono così una seconda violenza. Dopo lo stupro, vengono strumentalizzate per aizzare i peggiori spiriti discriminatori.

Anche nelle parole e nelle proposte di molti politici – primi fra tutti sempre i razzisti della Lega, ovviamente – l’enfasi è posta, dopo le formali dichiarazioni di solidarietà, non sulla violenza sulle donne, ma sulla necessità di cacciare gli stranieri, che diventano così tutti criminali e violentatori.

In questa confusione, in cui ad un tipo di violenza si aggiungono altri tipi di violenza, le vittime sono sempre le stesse: le donne e i migranti. In questa confusione la stupidità non ha più argini e dobbiamo anche sopportare un governo che propone di decuplicare la presenza dei militari nelle città e un presidente del consiglio che fa battute sulle donne che solo lui riesce a trovare umoristiche.

In questi momenti di confusione deve emergere la voce della lucidità, deve crescere quella coscienza nonviolenta che permette di vedere le cose per quello che sono: ogni stupro è una violenza esercitata nei confronti di una donna da parte di una o più persone che trattano quella donna come se fosse un oggetto. Se si sfrutta questa violenza per dare fiato alla discriminazione e al razzismo, la violenza diventa doppia, perché si tratta ancora una volta la donna che ha subito lo stupro come un oggetto, rendendola una seconda volta vittima di violenza. Così come si rendono vittime di violenza tutti i migranti resi anch’essi oggetto di atti discriminatori.

Noi, antirazzisti e nonviolenti, denunciamo che in questa doppia violenza sono tutti coinvolti: dai picchiatori razzisti ai mezzi d’informazione e ai politici che, fregandosene altamente della donna vittima dello stupro, danno il via all’ennesima caccia allo straniero.

Un giorno la nebbia che è calata su questo paese si diraderà. Quel giorno, cara amica, la vergogna che provi per la violenza che hai subito non albergherà più nel tuo cuore, ma sarà stampata sul volto di tutti gli avvoltoi che oggi si aggirano intorno a te.
Più presto ci ribelleremo all’apparente destino e disobbediremo all’attuale copione, più presto, cara amica, la nebbia salirà.

Roma, 27 gennaio 2009

Carlo Olivieri
umanista

venerdì 16 gennaio 2009

LO DICE LA COSTITUZIONE: FUORI I RAZZISTI DAL PARLAMENTO


Una tragica concomitanza: mentre il Senato approva il reato di immigrazione clandestina, viene resa pubblica una foto in cui uno dei vigili urbani che il 29 settembre scorso a Parma malmenarono brutalmente un cittadino di origine ghanese, si fa ritrarre con il giovane migrante come se fosse un trofeo.

Tragica ma illuminante concomitanza. Sia l’azione punitiva che il migrante ha dovuto subire in quella maledetta notte a Parma, sia l’articolo 19 del disegno di legge sulla sicurezza, che considera reato l'ingresso e il soggiorno illegale in Italia, hanno la stessa matrice: il razzismo.


Non c’è alcun dubbio ormai: questo governo è xenofobo e razzista.
Nonostante questa semplice evidenza, le cosiddette forze di opposizione fanno finta di niente e si limitano a protestare su dettagli del tutto secondari. Addirittura ciò che preoccupa principalmente l’Italia dei Valori non è la matrice discriminatoria del provvedimento, ma il fatto che "i processi che si dovranno fare a questi clandestini costeranno, secondo i dati messi a disposizione dal Ministero, oltre 400 milioni di euro". Ecco che cosa preoccupa questa brava gente che non sa e non vuole fare veramente opposizione: i soldi che devono sborsare. Se questa è opposizione, i clandestini sono loro, perché occupano seggi parlamentari – quelli da cui dovrebbe esprimersi l’opposizione - su cui non hanno alcun diritto di sedersi. Non hanno alcun diritto di soggiornare in Parlamento, perché anche questa falsa opposizione, come minimo, col suo silenzio è connivente col razzismo dell’attuale governo.

Anzi, se vogliamo dirla tutta, la grande maggioranza dei politici che si aggira nei palazzi della politica è anticostituzionale, perché la Costituzione italiana parla chiaro:
- Articolo 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
- Articolo 10: L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge.


L’introduzione del reato di immigrazione clandestina e della tassa per il rinnovo del permesso di soggiorno, per esempio, va contro i più elementari diritti umani sanciti dai trattati internazionali, primo fra tutti il diritto d’asilo.

Chi ha più diritto d’asilo? I migranti che oltrepassano gli italici confini per fuggire dalla fame, se non dalla guerra o dalla persecuzione politica, o tutti coloro che siedono in Parlamento nonostante il loro comportamento discriminatorio e violento sia in netta contraddizione con la Costituzione?
Noi non abbiamo alcun dubbio su quale possa essere la risposta giusta.

Roma, 16 gennaio 2009

Carlo Olivieri
umanista

giovedì 15 gennaio 2009

NON STATELI A SENTIRE


Ci mancava solo lui, Osama Bin Laden e il suo "appello alla Jihad per fermare l'aggressione a Gaza". Non bastavano le farneticanti parole dei rappresentanti del governo israeliano per giustificare l’aggressione al popolo di Gaza? Non bastavano gli assurdi appelli alla guerra antisionista del presidente iraniano? Non bastavano le ridicole affermazioni di politici americani ed europei sul presunto diritto a difendersi di Israele?
Evidentemente no, non bastavano. Come da copione, come in una di quelle telenovelas che durano da dieci e più anni, dovevamo aspettarcelo: dobbiamo sopportare anche Bin Laden. Sempre le stesse parole, sempre le stesse frasi, sempre gli stessi appelli alla reazione violenta e sanguinaria, in nome di un dio e di una nazione.
Che bravi che sono questi personaggi: al riparo da ogni pericolo, ben protetti da insospettabili connivenze incrociate tra poteri che si guardano bene dal farsi del male tra loro, appellandosi al diritto di difendersi o alla guerra santa, incitano i propri soldati e i propri militanti ad immolarsi, ad uccidere, a massacrare.
Sia da una parte che dall’altra i veri nemici dell’umanità sono sempre loro: il nazionalismo e il fanatismo.
Come se la storia non avesse già insegnato abbastanza: fino a quando ci saranno le nazioni e i confini che dividono i popoli, fino a quando ci sarà una religione che detta – esplicitamente o tacitamente – le regole della convivenza umana, non ci sarà mai la pace, non ci sarà mai il superamento della preistoria.
Cosa farebbero i nazionalisti e i fanatici di una parte e dell’altra se non ci fossero le loro immagini riflesse dalla parte opposta? In un assurdo gioco di specchi si imitano da decenni, senza mai stancarsi. Che assurdità! Specchio, specchio delle mie brame, chi è il più imbecille del reame?!

E se un giorno non trovassero più la loro immagine riflessa dall’altra parte?
Non stateli più a sentire. Non stiamoli più a sentire. Ribellatevi. Ribelliamoci. Mandiamo in mille frantumi gli specchi della guerra infinita e della violenza inconcludente.
Alziamo la voce e diciamo loro: state zitti e tornatevene a casa!
Noi, popoli finalmente liberi, infrangeremo le vostre regole e oltrepasseremo i vostri confini.
Noi, donne e uomini liberi, così faremo, nonostante voi.

Roma, 15 gennaio 2009

Carlo Olivieri
umanista

martedì 13 gennaio 2009

immigrazione: CHE PENA QUELLA TASSA


Che cos’è? L’ennesima presa per i fondelli di Berlusconi o una nuova mossa della Lega per tenere buoni i suoi elettori più agguerriti? Mentre il presidente del consiglio continua a negare che nel decreto sulla sicurezza ci sia la tassa per il rilascio del permesso di soggiorno, il ministro Maroni insiste e dice che la tassa c’è ma verrà cambiato l’importo – inizialmente di 200 euro – tramite un decreto del suo ministero e di quello dell’economia.

Insomma, mentre pare che non ci sarà più l’emendamento leghista che prevedeva cure mediche a pagamento per gli immigrati e l'obbligo per i medici di denunciare l'immigrato clandestino che chiede di essere curato, l’odore di razzismo rimane sempre molto forte.

Purtroppo le forze parlamentari di opposizione sono assolutamente inadeguate, specialmente PD e Italia dei Valori, che si limitano a registrare una certa confusione nelle file della maggioranza in tema di immigrazione. "Sull' immigrazione nel governo la confusione regna sovrana” dice Minniti del PD. "Cresce la confusione nel governo" gli fa eco Leoluca Orlando dell’IdV. Non una parola sulla matrice assolutamente discriminatoria e violenta di tutto il pacchetto sicurezza di cui, tra l’altro, lo stesso centrosinistra è ugualmente responsabile.

Tra maggioranza e opposizione sembra quasi che ci sia un tacito accordo sulla matrice razzista, mentre fanno finta di combattersi litigando su argomenti assolutamente secondari.
Il razzismo dovrebbe essere, invece, più che sufficiente per fare un’opposizione degna di questo nome. Il razzismo, ripudiato dalla stessa Costituzione, basterebbe da solo per far cadere un governo.
Che pena.

Roma, 13 gennaio 2009

Carlo Olivieri
umanista

sabato 10 gennaio 2009

GELMINI LA SANGUISUGA


E così, infine, il decreto sull’Università della ministra dell’Istruzione Gelmini, mediante l’ennesimo voto di fiducia della Camera, è diventato legge. Secondo il governo e la maggioranza che lo sostiene, con questa legge “l’Università cambia”. Può darsi, ma in che direzione? Dal nostro punto di vista sarebbe meglio che questo cambio non avvenisse, perché sarebbe un cambio verso condizioni peggiori.

D’altronde sono diversi anni che sull’istruzione la politica governativa, sia di centrosinistra che di centrodestra, si sta sbizzarrendo in trovate fantasiose che però si rivelano, puntualmente, dei veri e propri fallimenti.
Per esempio, uno degli ultimi prodotti della creatività dei nostri governi - cioè il nuovo ordinamento che prevede una laurea triennale di primo livello e una laurea specialistica di due anni - si è dimostrato, dopo 6 anni dall’inizio della sua applicazione, un clamoroso flop: aumentano gli studenti fuori corso e gli abbandoni, cresce oltre ogni decenza il numero degli insegnamenti e quindi delle cattedre da assegnare, aumentano di un terzo le spese del sistema universitario.
Dopo sei anni non si può registrare un solo dato positivo. È vero che un po’ di fantasia al potere farebbe bene, ma forse sarebbe meglio specificare che tipo di fantasia. La fantasia è pur sempre il prodotto del lavoro di cervelli, ma se questi cervelli non sono neanche in grado di portare avanti la gestione ordinaria delle cose – come più volte abbiamo avuto l’occasione di constatare – figuriamoci cosa possono produrre quando pretendono addirittura di lavorare per dare una pur necessaria svolta al sistema scolastico e universitario italiano.

E così, di fantasia in fantasia, oggi ci ritroviamo con l’ennesima pretesa – targata Gelmini - di riformare l’Università. Seguendo il ragionamento precedente, che tipo di “creazione” potevamo aspettarci dai cervelli che costituiscono l’attuale governo? Un governo presieduto da un imprenditore è facile che basi le sue decisioni su una logica aziendalista. Quindi non ci sorprende affatto che anche la legge in questione preveda, per esempio, che sia il bilancio a stabilire quali siano gli atenei “meritevoli”, creando di fatto le condizioni, non per una spinta ad un miglioramento delle capacità della nostra università di creare sapere e cultura, ma per una mera differenziazione tra atenei di serie A e atenei di serie B sulla base della loro semplice capacità di far di conto.
Pur accettando questa logica aziendalista, cosa si dovrebbero aspettare questi atenei “virtuosi”? Di ricevere semplicemente un po’ di soldi in più, ma proprio un po’, visto che si tratta di spartirsi un ridicolo 7% di un ancor più ridicolo fondo di finanziamento ordinario, visto che ormai l’Italia risulta, con un miserevole 4,4% del Pil, sestultima nell’Ue riguardo alla spesa per l’istruzione.

Altro che premio al merito! Se proprio vogliamo dirla tutta, vengono confermati tagli non indifferenti alla spesa per l’Università e non verranno sostituiti tutti gli insegnanti che andranno in pensione. Per cui i premi ai più virtuosi non sono soldi in più ma null’altro che un taglio meno consistente: mentre gli atenei meno meritevoli potranno sostituire solo il 20% degli insegnanti in pensione, quelli più meritevoli ne potranno sostituire ben il 50%! Cosa vuol dire tutto ciò agli occhi di chi ancora non si è lasciato ipnotizzare dalla baraonda mediatica che ha accompagnato l’approvazione della legge Gelmini? Che alcuni atenei non potranno sostituire 8 insegnanti su 10 di coloro che andranno in pensione, mentre altri atenei – quelli risultati più virtuosi - non potranno sostituirne 5 su 10.

Ma non finisce qui. Si sa: quando si comincia a creare non ci si ferma più. La legge Gelmini prevede, visto che va così di moda oggi, anche una norma “anti-fannulloni”: a partire dal 2009 verrà costituita l'Anagrafe nazionale dei professori e ricercatori universitari che riporta per ogni soggetto l'elenco delle pubblicazioni scientifiche prodotte. A cosa serve? Semplice. Serve a valutare l’impegno dei professori sulla base delle pubblicazioni prodotte durante un biennio. Non saranno le loro capacità d’insegnamento ad essere valutate, ma solo la destrezza con cui saranno in grado di produrre quante più pubblicazioni possibile. Chi non farà pubblicazioni si vedrà ridurre gli aumenti di stipendio biennali, cioè dai 30 ai 90 euro in meno. A parte l’inutilità del provvedimento, visto che un vero barone cosiddetto “fannullone” non se ne accorge nemmeno se ha ricevuto o meno i 90 euro di aumento, ciò che rende totalmente assurda tale norma sta nel fatto che 20mila giovani ricercatori saranno costretti a concentrarsi, non sulla ricerca e sull’insegnamento, ma sulla produzione di pubblicazioni di cui, già oggi, solo una piccolissima parte risulta essere veramente utile alla ricerca, mentre tutto il resto serve solo a fare curriculum. Da oggi serviranno anche a ricevere dai 30 ai 90 euro in più.

A questo hanno ridotto l’Università italiana. Dopo aver mortificato la scuola col ritorno ai grembiulini e al voto in condotta, l’attuale governo continua la sua azione devitalizzante propinandoci dietro un titolo altisonante – “disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca” – una legge che serve soltanto a fare cassa, succhiando ancora un po’ di sangue ad un sistema già in grave stato anemico come quello universitario.
Gli studenti, gli insegnanti, tutti i cittadini non si meritano tutto questo. Mettendo a repentaglio uno dei pilastri su cui si basa la vita ed il progresso di un popolo, cioè l’istruzione, questo governo, insieme a quelli che lo hanno preceduto negli ultimi 15 anni, non sta facendo un bel servizio al nostro paese.
Sembra inutile, a questo punto, cercare degni interlocutori che possano rappresentare degnamente nelle sedi istituzionali chi vuole difendere il diritto allo studio. Di fronte a chi vuole fare cassa sulla pelle degli studenti e degli insegnanti l’unica risposta valida può arrivare soltanto da chi vive, studia e lavora nella scuola e nelle università. Prima ce ne rendiamo conto e meglio sarà per tutti.

Roma, 10 gennaio 2009

Carlo Olivieri
umanista

mercoledì 7 gennaio 2009

STRISCIA DI SANGUE


Può il dichiarato “diritto di difendersi” di Israele trasformare la Striscia di Gaza in una striscia di sangue? Che stupido diritto. Tutti possono dichiarare che hanno il diritto di difendersi. Persino Hitler, quando ordinò la “soluzione finale” contro gli ebrei, lo fece dichiarando di voler difendere in quel modo la razza ariana.
Solo per gli stolti la storia non ha senso.
Come fa il governo di Israele a non rendersi conto della vergogna che i milioni di ebrei sterminati dalle belve naziste oggi proverebbero di fronte al massacro che si sta consumando in nome di questo stupido diritto?
Solo gli stolti possono pensare che anche tutti gli altri siano altrettanto stolti da credere alle bugie che dicono.
Mentre il ministro degli esteri israeliano dichiara che “l'esercito di Israele è entrato nella Striscia solo per annientare le postazioni missilistiche di Hamas che colpiscono le città israeliane” e che “la situazione della popolazione civile è sotto controllo e non c'è emergenza umanitaria”, decine di persone di persone muoiono dentro una scuola delle Nazioni Unite dove si erano rifugiati. Chi è così stolto da credere ad una sola di quelle parole?
Non ci sono più né acqua né cibo nella Striscia di Gaza, stanno colpendo anche le cliniche mobili e altri obiettivi umanitari. Questo s’intende per situazione sotto controllo? Che cosa deve ancora succedere perché si possa parlare di emergenza umanitaria?
Solo gli stolti possono pensare di lavare il sangue delle vittime con il sangue degli assassini.
25.000 uomini addestrati per combattere, da 2.000 a 3.000 razzi, missili contraerei e anticarro: questo il probabile potenziale bellico di Hamas. Eppure il governo di Israele pensa di annientare l’organizzazione che lancia razzi sul suo territorio mandando il proprio esercito a cercare i terroristi casa per casa e bombardando ogni edificio dove si sospetta che ci sia un militante Hamas, senza curarsi di chi effettivamente ci sia dentro, con l’inevitabile spargimento del sangue di bambini, donne e uomini innocenti. O i vertici militari israeliani sono degli incapaci oppure questa non è la dichiarata lotta al terrorismo ma semplice e orrenda vendetta contro un intero popolo. Sia in un caso che nell’altro siamo comunque davanti alla pura stoltezza.
Così come pura stoltezza è quella dei vertici di Hamas che vivono nell’identica illusione di onorare le loro vittime spargendo più sangue israeliano possibile. Questa sarebbe la resistenza palestinese? Gente altrettanto assetata di potere che, disonorando la grande civiltà islamica con ripetitivi e noiosi appelli all’odio e alla vendetta, non sa nemmeno lontanamente che cosa significhi “resistenza”.

Capi di governi e di organizzazioni che stanno trasformando la Striscia di Gaza in una enorme striscia di sangue: ecco di fronte a cosa ci troviamo.
Devono fermarsi. Facciamo sentire la voce del mondo. Facciamo cominciare la storia.

Roma, 7 gennaio 2009

Carlo Olivieri
umanista