sabato 29 novembre 2014

Roma: Casa Pound impedisce a 90 bambini rom di entrare a scuola


SCIACALLI E BURATTINI
 
Tira una brutta aria in Italia. Un’aria contaminata da percentuali tossiche di intolleranza e discriminazione razziale. Un’aria particolarmente tossica si respira a Roma, dove organizzazioni di stampo dichiaratamente fascista hanno sempre avuto terreno fertile e che contribuirono non poco all’ascesa di Alemanno alla carica di sindaco.

Una di queste organizzazioni, Casa Pound, si è resa protagonista di una manifestazione alla periferia di Roma che di fatto ha impedito l’ingresso a scuola di decine di bambini rom. Hanno fatto salire la tensione talmente tanto da costringere i vigili a non far uscire i bambini dal campo nomadi, impedendo loro di andare a scuola. La maggior parte dei manifestanti erano studenti che volevano manifestare il loro disagio per un rapporto diventato sempre più difficile e teso con il campo nomadi situato vicino a tre scuole del quartiere Torrevecchia. Purtroppo non sono stati attenti e si sono lasciati strumentalizzare dai militanti di Casa Pound che, in quanto fascisti, sono anche molto ben allenati ad azioni di sciacallaggio politico.

I fatti che avrebbero reso difficile il rapporto di vicinanza tra le scuole e il campo nomadi consisterebbero in lanci di pietre contro gli studenti, episodi di minacce al fine di rubare qualche cellulare e roghi tossici che infestano l’aria delle aule scolastiche.

Non c’è dubbio che anche tra i rom, come nel resto della popolazione di qualsiasi origine etnica compresi gli italiani, ci siano individui con evidenti tendenze antisociali e violente, ma non possiamo considerare questi singoli fatti senza tener conto del contesto sociale in cui sono avvenuti. Un contesto spesso e volentieri espulsivo nei confronti dei rom, trattati da sempre come un corpo estraneo da isolare e possibilmente da espellere.

Eppure i bambini rom a cui è stato impedito di entrare a scuola erano ben 90, il che vuol dire che non è vero che i rom, nel loro insieme, sono antisociali e che non hanno intenzione di costruire una civile convivenza con gli altri. Caso mai è vero esattamente il contrario: che c’è un’intenzionalità ben precisa a fare uno sforzo per diventare parte integrante del contesto sociale in cui vivono e che questa intenzionalità si incontra con la volontà da parte di associazioni di italiani che vogliono aiutare i rom in questo sforzo. Sta di fatto però che si parla di rom solo quando avvengono fatti criminosi in cui alcuni di loro sono coinvolti, alimentando così timori e sentimenti discriminatori.

Ma i timori e i sentimenti discriminatori, non dimentichiamolo, sono spesso funzionali a interessi economici che la semplice cronaca dei fatti contribuisce a nascondere e che invece sono la vera causa di ciò che succede. Non è un caso, infatti, che il Municipio responsabile del territorio di Torrevecchia ha già pronto un progetto da 2 milioni di euro per rendere l’area occupata dai rom adatta alla nascita di qualcosa di più remunerativo per qualcun altro, come per esempio un centro sportivo. Chi c’è dietro questo progetto? Chi ci guadagnerà dalla nascita di un centro sportivo, di un centro commerciale o di chissà che altro? Ecco che allora una protesta che abbia il più possibile le sembianze di una sollevazione popolare può essere molto utile per accelerare le procedure. Ma per coinvolgere in poco tempo un buon numero di cittadini in questo tipo di mobilitazioni c’è bisogno di sollecitare qualcosa nel cuore. E su quali sentimenti è più facile soffiare, in questi tipi di mobilitazione, se non su quelli che si basano sulla paura e sul pregiudizio?

E chi sono i più bravi a fare questo? La storia ce lo insegna: sono i fascisti, ridotti anch’essi, nonostante i miti che usano per esaltarsi, a dei poveri burattini.

 
Roma, 29 novembre 2014

sabato 1 novembre 2014

VOLETE LA LOTTA DI CLASSE? OK. L'AVRETE.



La caratteristica fondamentale dell'attuale governo è l'esorbitante abbondanza di chiacchiere. Mentre sabato 25 ottobre a Roma sono scese in piazza un milione di persone per protestare contro la legge di stabilità, contemporaneamente il presidente del consiglio faceva tranquillamente evaporare migliaia di parole al vento cercando di convincerci che se crediamo ancora nel posto fisso e nella validità dell'articolo18 siamo dei trogloditi e anche dei deficenti, visto che metaforicamente insisteremmo a voler far funzionare un cellulare con i gettoni telefonici.
Chiacchiere, solo povere chiacchiere! Perché?
Perché, per esempio, l'Unicef ci fa sapere che in Italia ormai un bambino su tre vive in condizioni di povertà,  cioè 600mila in più rispetto al 2008.
Perché, sempre per esempio, al sud le famiglie povere sono aumentate del 40% in un solo anno e si sono persi 600mila posti di lavoro in 5 anni, con il numero di occupati più basso dal 1977.
Perché più del 40% degli studenti non prosegue gli studi per mancanza di risorse economiche e, nonostante ciò, le tasse universitarie continuano a lievitare anno dopo anno.
Risulta ormai evidente che da diversi anni è in corso un vero e proprio attacco contro le classi meno abbienti, sia in Italia che a livello internazionale. Un attacco in corso ormai da più di 30 anni che ha come primo obiettivo l'annullamento di tutti i diritti conquistati durante gli anni '60 e '70. I dati, come quelli su esposti, parlano sempre più chiaro e il fatto che l'UE approvi la legge di stabilità varata dal governo non fa altro che confermare il suddetto attacco.
Quando si legge sui giornali che l'UE approva o disapprova, chi in realtà sta decidendo?
Una commissione costituita da alcune persone messe lì a sorvegliare e giudicare i singoli stati, ben attenti a che non commettano alcuna violazione delle norme europee di bilancio. E i milioni di cittadini europei che sempre più formalmente vengono chiamati a votare per il parlamento europeo? Dove sono finiti i programmi politici presentati dai partiti per farsi votare? Ora sono solo carta straccia. Ne siamo più che sicuri. Una volta archiviata l'ennesima buffonata elettorale, ciò che contano veramente sono i poteri forti, di cui l'attuale capo del governo italiano è il principale portavoce, ma sempre e soltanto un burattino ben felice di esserlo.
In altre parole, l'attacco ai diritti fondamentali, cioè il diritto ad una lavoro, alla salute, all'istruzione, ad una vita dignitosa per tutti, fa parte di una vera e propria lotta tra classi sociali. Se è vero questo, allora è anche vero che il tempo per gli indugi è agli sgoccioli e che tra pochissimo tempo sarà impossibile non schierarsi.

Roma, 29 ottobre 2014