martedì 1 marzo 2011
Morte di un altro militare italiano in Afghanistan: NON CI ABITUEREMO MAI
28 febbraio 2011
Non ci abitueremo mai.
Un altro militare italiano, il trentasettesimo, è morto in Afghanistan in seguito ad una vera e propria azione di guerra, in cui sono rimasti feriti gravemente altri quattro militari.
Non ci abitueremo mai.
Nonostante ad ogni uccisione di soldati, le istituzioni - dal presidente della Repubblica al capo del governo, dal ministero della Difesa a tutto il Parlamento che, meccanicamente, approva ormai da nove anni il rifinanziamento di quella missione in Afghanistan - tendano a far passare queste morti come un’inevitabile prezzo da pagare, noi non ci abitueremo mai.
A che cosa ci dovremmo abituare? Alla morte inutile di migliaia di afgani? Ai più di 2.300 militari morti in nove anni di missione Isaf in Afghanistan?
A che cosa dovremmo credere? Al fatto che questa è una missione di pace? Come fa ad essere “di pace” una missione in cui il numero di morti continua ad aumentare, visto che si è passati da 521 militari morti nel 2009 a 712 nel 2010?
Perché le operazioni di assistenza medica alla popolazione locale vengono svolte da militari armati di tutto punto che se ne vanno in giro su dei blindati? Sono veramente solo operazioni a carattere umanitario? Perché dovremmo credere ad occhi chiusi a queste versioni?
Non ci abitueremo mai, signor presidente della Repubblica, nonostante i suoi “sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei familiari del caduto”.
Non ci abitueremo mai e non vi crederemo mai, signor ministro della Difesa, quando si “inchina davanti alla memoria di questo ragazzo”.
Non ci abitueremo mai e tantomeno vi crederemo, signor presidente del Senato, quando esprime il suo profondo dolore per “un'altra vittima che cade immolandosi sull'altare della democrazia”.
Non ci abitueremo mai, signor presidente della Camera, nonostante il suo apprezzamento per “il coraggio, la professionalità e lo spirito di sacrificio con cui i nostri militari svolgono la loro opera in questo tormentato Paese”.
Non ci abitueremo mai, signore ministro degli Esteri, e soprattutto esprimiamo tutto il nostro ripudio quando dichiara che “il nostro dovere” sarebbe quello di “rispettare gli impegni internazionali che abbiamo preso con la Nato e con le Nazioni Unite”.
Noi non ci abitueremo mai a quel tipo di impegni che implicano il dolore, la sofferenza e la morte di altri esseri umani. Se questi sono i vostri impegni, nostro impegno sarà sempre quello di denunciare la vostra violenza e di lottare contro tutti coloro che, come voi, usano la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti.
Carlo Olivieri
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento