Ogni volta pensiamo di aver toccato il fondo e invece ogni volta dobbiamo ricrederci.
Gli attacchi alla democrazia in questo paese si moltiplicano.
Continua l’attacco al principio dell’uguaglianza di diritti per tutti gli esseri umani e in particolare nei confronti degli immigrati, contro i quali la destra e soprattutto i leghisti continuano a sferrare colpi su colpi, nella speranza di mantenere vivo il consenso sulla scia di un’intolleranza che si nutre non solo di razzismo ma anche, se non soprattutto, di insofferenza popolare verso una situazione economica che il governo non è in grado di affrontare, con l’inevitabile prezzo in termini di disoccupazione e povertà.
Continua l’attacco feroce nei confronti della libera informazione con false accuse sia nei confronti di chi denuncia lo strapotere della criminalità organizzata sia nei confronti di chi vuole semplicemente informare sull’esistenza di trame affaristiche sulla pelle dei cittadini e che vorrebbero rimanere occulte.
Continua l’attacco nei confronti dei diritti acquisiti dai lavoratori, tentando in ogni modo di ritornare ai tempi precedenti lo statuto dei lavoratori, in cui coloro che una volta si chiamavano giustamente padroni potevano dettare legge sui termini del contratto di lavoro e potevano licenziare come e quando volevano.
Continua l’attacco ai beni pubblici, provando a privatizzare tutto ciò che possibile privatizzare, in modo esplicito, come nel caso dell’acqua, o in modo indiretto, rendendo sempre più poveri e quindi inefficienti servizi pubblici come la sanità e la scuola.
Continua, infine, l’attacco ai valori fondanti della repubblica, mettendo in discussione il valore della stessa Resistenza al nazi-fascismo attraverso la denigrazione della lotta partigiana per la liberazione.
Oggi più che mai, quindi, la Festa della Liberazione è qualcosa di vivo e rappresenta, dopo 65 anni, un processo ancora in corso. Nonostante 65 anni fa ci siamo liberati dell’occupazione nazista e della dittatura fascista, ci sono ancora molte conquiste da realizzare.
Dobbiamo ancora liberarci dalla violenza di un sistema economico che ha permesso a pochi di racimolare ricchezze immense mentre ci sono milioni di cittadini, italiani e non, che vivono nella povertà.
Dobbiamo ancora liberarci dalla violenza di un sistema che discrimina gli stranieri, le donne e ogni essere umano che destabilizza, semplicemente perché esiste, lo status quo.
Dobbiamo ancora liberarci dalla violenza degli integralismi religiosi che pretendono di dettare legge nelle vite delle singole persone, dimenticando che il sentimento religioso è tale solo se è il frutto di una libera scelta.
Dobbiamo liberarci dalla violenza della centralità del denaro come valore, che ha ridotto l’essere umano ad essere considerato solo per il lavoro che fornisce e per la merce che produce, diventando egli stesso una merce, una cosa.
Per cui, ora e sempre, Liberazione! Perché parlare solo di Libertà significa parlare di qualcosa di quieto, di statico. Parlare di Liberazione significa invece parlare di movimento, di processo, di una vibrazione che non finirà mai. La vibrazione degli esseri umani che si ribellano all’apparente destino.
Roma, 23 aprile 2010
Carlo Olivieri
umanista
venerdì 23 aprile 2010
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1 commento:
Salve, sono l'autrice della foto che avete allegato al vostro post, la foto, pubblicata a questo indirizzo http://www.flickr.com/photos/pandina_fra/2439787529/
ha, in calce, la frase "Please don't use this image on websites, blogs or other media without my explicit permission.
© .Fra."
mi chiedo dunque perché ho trovato la mia foto nel vostro post senza alcun link e senza che nessuno mi abbia chiesto il permesso di pubblicarla; sarei stata lieta di vedere la mia foto allegata ad un articolo sulla liberazione, ma mi sarei aspettata almeno una mail!
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