martedì 5 gennaio 2010
LA SCOPERTA DELL’AMERICA: “LA PENA DI MORTE È UN FALLIMENTO”
L’American Law Institute (ALI), l’istituto giuridico, composto da oltre quattromila membri tra giudici, avvocati e professori universitari, che nel 1962 aveva creato la struttura di base del moderno sistema che regola l'applicazione della pena capitale negli Stati Uniti, ha definito ufficialmente lo stesso sistema "un fallimento".
Il motivo principale di questa presa di distanze da parte dello stesso istituto che aveva creato l’attuale sistema giuridico capitale è rappresentato – udite, udite – dall’arbitrarietà delle decisioni su chi debba essere punito con la pena di morte.
In altre parole, hanno scoperto che sono troppi gli elementi che contribuiscono a rendere arbitraria la decisione di mandare a morte un essere umano: tra cui la razza, la mediocrità di avvocati poco pagati e il rischio di condannare persone innocenti. Ma che bella scoperta!
Indubbiamente questa dichiarazione dell’ALI è un fatto positivo, ma nel frattempo, mentre quasi tutti i candidati politici americani hanno usato la pena di morte come argomento di campagna elettorale, dal 1976, quando la pena capitale e' stata reintrodotta nell'ordinamento degli Stati Uniti, ad oggi sono state uccise 1188 persone. Ancora nel 2009 nei tribunali statunitensi sono state comminate 106 sentenze capitali, di cui 52 eseguite.
Ovviamente non ci facciamo troppe illusioni: questa notizia, anche se positiva, è una goccia nel mare. I paesi in cui la pena di morte è una pratica consueta sono ancora 46, per un totale di 5.700 esseri umani uccisi dal boia solo nel 2008. Il 90% di tali esecuzioni sono avvenute in Cina, poi c'è l'Iran con 346 esecuzioni e l'Arabia Saudita con 102 decapitati nei cortili fuori le moschee. Tutto questo solo nell’anno 2008.
La lotta per l’abolizione della pena di morte è ancora lunga, nonostante il numero dei paesi che hanno abbandonato la pratica della pena di morte continua ad aumentare.
La lotta continua, partendo dal bisogno di immaginare il futuro sulla spinta dell’esperienza passata e dell’intenzione di migliorare la situazione presente, affinché l’umanità, nel suo lento progresso, possa trasformarsi eliminando gli atti di violenza che alcuni esseri umani esercitano nei confronti degli altri.
Quando questo accadrà, la pena di morte non esisterà più negli ordinamenti giuridici di tutto il mondo e si passerà dalla preistoria a una storia pienamente umana.
Carlo Olivieri
umanista
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