sabato 1 dicembre 2007

CORRUZIONE? L’UNICA SOLUZIONE È ELIMINARE IL NUMERO CHIUSO


Il fenomeno sembra più ampio di ciò che si poteva immaginare. A quanto pare, in molte facoltà universitarie italiane i test di ammissione per immatricolarsi sono risultati truccati, nel senso che da alcuni studenti sono stati sborsati anche 30mila euro per avere le risposte giuste. Il fenomeno interessa un po’ tutto il territorio italiano, da Catanzaro a Messina, da Bari a ad Ancona, da Chieti a Roma, e così via.


Le dichiarazioni di sconcerto e di sorpresa abbondano sulle pagine dei giornali, come non mancano le proposte di modifica di un sistema che fa acqua da tutte le parti.
Il ministro dell’Università Mussi, sulle prove di ammissione alle facoltà universitarie, dichiara: “... a volte ho l’impressione che siano destinate più a proteggere corporazioni che a soddisfare i fabbisogni professionali”.
Mentre il ministro si crogiola in queste vaghe impressioni, i fatti dimostrano ampiamente che le cose stanno molto peggio di quanto egli afferma.

Alla base di queste vergognose irregolarità c’è, senza ombra di dubbio, il numero chiuso. In alcune facoltà il numero chiuso è stato introdotto sulla base di norme europee che obbligherebbero in tal senso. Poi il numero chiuso è stato applicato in molte altre facoltà.
Sin dall’inizio l’applicazione del numero chiuso fu contestato aspramente da molti settori della società, primo fra tutti il movimento studentesco. Le critiche si basavano innanzitutto sul concetto che il numero chiuso avrebbe determinato una forte restrizione del diritto allo studio, costringendo molti giovani a dover scegliere corsi di studi che non avrebbero mai intrapreso se fossero stati liberi di scegliere.
Inoltre, il dissenso nei confronti del numero chiuso si basava anche sul timore – se non la certezza - che l’ammissione non più libera allo studio universitario sarebbe diventata terreno fertile per la corruzione ed il clientelismo.

I fatti di questi giorni dimostrano che tali critiche - avanzate 30 anni fa e poi portate avanti fino ad oggi da alcuni movimenti studenteschi e da ormai pochissime formazioni politiche come il Partito Umanista – erano assolutamente vere e più che mai attuali.
Non solo il numero chiuso è una manna dal cielo per i corrotti e i corruttori di turno – determinando tra l’altro una forte discriminazione nei confronti di chi non può permettersi di sborsare migliaia di euro e di chi non ha i cosiddetti “santi in paradiso” – ma sta determinando anche un abbassamento del livello di professionalità, visto che molti cittadini sono spesso costretti a studiare ciò che non vorrebbero e a svolgere poi un lavoro che non vorrebbero fare.

Vista, infine, l’incostituzionalità dell’ultima legge – la 264/99 - sul numero chiuso, non c’è altra soluzione se non il ripristino della totale libertà di accesso allo studio universitario, sia per l’immatricolazione alle facoltà che per l’ammissione alle scuole di specializzazione mediche e non mediche.
Tutto ciò che restringe il libero accesso al sapere deve essere eliminato. La lotta non dovrebbe mai fermarsi fino a quando non sarà raggiunto questo obiettivo di civiltà.

Roma, 13 settembre 2007
Carlo Olivieri (carlo.olivieri3@tin.it)

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