sabato 1 dicembre 2007

NON REAZIONE, MA CREAZIONE


Continua il cosiddetto dibattito sul decreto-sicurezza varato dal governo. Mentre la sinistra cerca di mitigarlo mettendo l’accento sulla responsabilità individuale, come d’altronde recita la nostra bistrattata Costituzione, in modo tale che il provvedimento non abbia troppo il sapore razzista di un’espulsione di massa, la destra vorrebbe espellere qualsiasi straniero, meglio se romeno, non appena fa un semplice starnuto non previsto.
Questo dibattito non ci appassiona. Forse perché facciamo parte di quella maggioranza di italiani che, almeno a quanto risulta da un sondaggio di Swg e commissionato dall’istituto di ricerca creato dall’Associazione dei Comuni Italiani, pagherebbero volentieri più tasse se queste fossero a favore di un miglioramento della sanità, dell’educazione e per un’aria più pulita, mentre solo una minoranza – solo il 23% - lo farebbe per avere più polizia e più sicurezza.
E allora ci accorgiamo che ancora una volta la politica di palazzo, compresi quei sindaci che dovrebbero essere più vicini alle esigenza dei cittadini, preferisce spendere milioni di parole e promulgare decreti e leggi inutili, anziché applicarsi sulle vere sicurezze a cui il popolo tiene: la sicurezza di un lavoro stabile, la sicurezza di essere curati e istruiti nel migliore dei modi, la sicurezza di poter ancora respirare un’aria pulita.
Questo dibattito non ci appassiona perché, al di là delle minuscole differenze tra i due schieramenti, dietro l’ultimo decreto, qualunque sia la forma che prenderà, la politica non c’è più.
Quando l’azione politica si riduce, come in questo caso, a pura reazione, di politico non è rimasto un bel niente.
Non potremmo appassionarci, d’altronde, ad una politica che è diventata esclusivamente amministrazione della paura, gestione del presente, se non pura repressione in nome di una legge, che sarà pure teoricamente uguale per tutti, ma di fronte alla quale, nella pratica, non tutti sono uguali. Una politica, insomma, che è diventata puro esercizio di potere. E non solo in Italia, ovviamente.


Non reazione, ma creazione.
Non vogliamo, stavolta, descrivere quali potrebbero essere nel dettaglio le proposte alternative. Vogliamo sottolineare invece la necessità di un’azione politica dettata, non dalla reazione, ma dalla creazione. Gli atti specifici possono essere molteplici e anche molto diversi tra loro, ma la matrice politica da cui nascerebbero dovrebbe essere sempre la creazione, mai la reazione.
Se di fronte al razzismo e alla schiavitù, per esempio, la risposta fosse stata dettata solo dalla reazione, queste due piaghe dell’umanità sarebbero ancora molto diffuse, molto di più di quanto lo siano attualmente. Soltanto quando la reazione ha lasciato il posto alla creazione, indicando finalmente la via per una reale emancipazione degli oppressi, le false ragioni della discriminazione e della violenza dell’uomo sull’uomo si sono sgretolate come castelli di sabbia.

Non solo l’ultimo decreto sulla sicurezza, purtroppo, obbedisce alla logica della reazione. Dalla legge sull’immigrazione alla legge finanziaria, dal protocollo sul welfare al finanziamento delle missioni militari all’estero, gran parte degli atti della politica attuale sono dettati dal respiro corto della reazione.
Cosa potrebbe succedere se invece si cominciasse a creare? Si scoprirebbe, forse, che l’essere umano potrebbe ancora emanciparsi? Probabilmente questa eventualità non sarebbe molto gradita a chi oggi detiene il potere. Anzi, non probabilmente, sicuramente non lo sarebbe.
Ogni decisione, provvedimento, decreto o legge dovrebbe contenere elementi di emancipazione per l’essere umano. Per fare questo bisogna fare appello alle capacità creative della vera politica. Altrimenti è solo pura reazione. E di questa ne abbiamo più che abbastanza.


Roma, 8 novembre 2007


Carlo Olivieri (carlo.olivieri3@tin.it)

1 commento:

Anonimo ha detto...

This is great info to know.